Oggi ho incontrato la madre di un ragazzo di 13 anni con il quale ho fatto un percorso di coahcing (per motivi di privacy non scrivo i loro nomi). Il suo bisogno di parlarmi è nato dal fatto che nonostante il mio lavoro, il suo impegno e quello di suo marito le cose non sembrano cambiare: suo figlio continua ad avere lo stesso atteggiamento di sempre, a non studiare e, la cosa che più preoccupa sua madre, non è motivato ad ottenere risultati. Preferisce accontentarsi, innervosirsi quando prende brutti voti o quando le cose non sono come vuole lui, è un ragaazo intelligente, ma che vuole sempre aver ragione e piuttosto che addattarsi a situazioni diverse dalle sue aspettative, si lamenta o si rivolge con arroganza a chi gli sta attorno.
Credo che questa attitudine arrogante verso la sconfitta sia comune tra gli adolescenti e molti genitori si trovano in difficoltà: vogliamo tutti il meglio per i nostri figli e vederli rinunciare anzichè lottare per ottenere risultati importanti o che gli danno soddisfazione, ci fa male.
Le ho spiegato la differenza tra i ragazzi che vogliono sempre ottenere il meglio e ci mettono tutto il loro impegno e sacrificio rispetto a quelli che si accontentano e cercano scuse ogni volta che ottengono una sconfitta. Ci sono infatti quei ragazzi che, per qualche motivo culturale legato soprattutto alla famiglia ed alla sua crescita, sanno che per ottenere un risultato bisogna fare un lavoro, una prestazione e che senza un sacrificio non è possibile ottenere grandi cose. Per un adulto è facile capire questo concetto:
lavoro + impegno + motivazione = risultato (successo)
ma per un adolescente è difficile trovarsi in mezzo tra la voglia di non pensare, svagarsi, divertirsi, mescolarsi con amici e dover rinunciare a tutto questo per dover studiare, impegnarsi nello sport o nella musica o qualunque altra attività faccia. Però molti ragazzi lo fanno e parlando con loro sembra che siano ben consapevoli che stanno facendo delle rinunce. La loro motivazione più grande è legato al loro futuro ed al fatto che vogliono ottenere successo nella vita (non uso il termine successo all’americana, dove ci si ferma all’immagine del successo).
Ho voluto raccontare questo fatto di oggi perchè credo che molti genitori si trovino nella stessa situazione. La domanda che mi è stata fatta è “ma cosa posso fare io con mio figlio?”. La risposta è complicata, troppo, ma credo che già avendo più consapevolezza sui meccanismi che i ragazzi seguono quando affrontano una sconfitta o quando vogliono avere successo, questo già possa essere spunto di riflessione per tutti. Il primo consiglio che posso dare è quello di aiutare i ragazzi a cercare maggiore motivazione e trovare assieme a loro un momento per riflettere su cosa significa realmente mettersi in gioco ed impegnarsi per raggiungere obiettivi ed ottenere risultati.
Quindi, è troppo facile dire o ordinare ai propri ragazzi che devono cambiare e fare come diciamo noi, ma dobbiamo dargli l’esempio, mettetevi quindi d’accordo su un obiettivo che volete raggiungere (voi per voi stessi e lui deciderà uno per se stesso) ed iniziate a mettervi d’impegno. Questo permetterà a voi di capire meglio i vostri figli quando devono fare sacrifici per raggiungere un obiettivo e lui avrà un modello da poter seguire.