La maggior parte degli adolescenti pratica uno sport e va a scuola.
Ma come si legano queste due attività e quale effetto hanno sulla loro vita quotidiana?
Vorrei farti un esempio pratico di come possano scuola e sport influenzarsi negativamente a vicenda e poi come invece renderli uno l’alleato dell’altro.
Nella vita di un adolescente la scuola ricopre gran parte del suo tempo e le energie dei ragazzi sono rivolte allo studio, ma molti praticano anche uno sport, alcuni a livello amatoriale altri a livello agonistico, ma comunque sono occupati in qualcosa che ha una forte valenza nella loro crescita ed educazione.
Ma a volte uno può essere la valvola di sfogo dell’altro e quindi risultare in un meccanismo più negativo di quello che pensiamo.
Mi spiego meglio. Mi è capitato di incontrare alcuni ragazzi che sfogavano le frustrazioni scolastiche nello sport: sono ragazzi che vogliono ottenere grandi risultati, sia scolastici che sportivi, e non accettano facilmente le sconfitte, quindi un brutto voto a scuola li porta a sfogare la frustrazione e ricercare altre soddisfazioni nello sport.
Si impegnano nello sport per ottenere risultati e provare soddisfazioni; questo senso di soddisfazione sportiva gli dà una nuova energia che possono utilizzare per impegnarsi a scuola.
Fin qui va tutto bene. Ma possono arrivare al punto dove questo meccanismo diventa “cronico” e dimenticano che per ottenere risultati scolastici devono concentrare le loro energie sulla performance scolastica e non sulla performance sportiva, e viceversa, risultati sportivi arrivano se mi concentro nello sport.
Non posso impegnarmi nello sport per ottenere voti positivi a scuola, perchè risultati scolastici arrivano studiando di più o diversamente da come faccio e non cercando di fare goal (o qualunque altro risultato sportivo).
In altre parole: se riceviamo un voto negativo o se non riusciamo a seguire il programma di studio, allora dobbiamo riorganizzare il metodo di studio, analizzare quanto tempo dedichiamo allo studio e qual’è la qualità del nostro lavoro;
mentre invece, molti ragazzi si demotivano e si rifugiano nello sport. La soddisfazione provata facendo un goal riesce a sostituire la frustrazione provata a scuola.
In qualche modo però, hanno solo eliminato i sintomi della “malattia”. Concentrandosi nel calcio per fare goal non si concentrano nello studio e quindi la frustrazione scolastica continuerà e la loro tendenza sarà quella di ignorare lo studio perchè tanto “vado a calcio e mi sentirò meglio!”.
Non tutti i ragazzi sono così, non ne ho incontrati molti e per quanto semplice sia comprendere che studiando miglioro a scuola ed allenandomi miglioro a calcio, a volte, questo diventa difficile da capire e nemmeno i ragazzi sono consapevoli di essere “vittime” di questo meccanismo.
La cosa buona è che una volta che capiscono che possono distinguere tra le due attività e che entrambe necessitano di impegno e di motivazioni differenti, i ragazzi cambiano totalmente e l’energia che avranno sarà enorme!