Ho ricevuto tramite whatsapp copia della lettera che i dipendenti di Air Italy hanno ricevuto, in cui li si informava della cessazione delle attività e del blocco di tutti i voli da quel momento.
Non auguro a nessuno di ricevere una lettera del genere. Vedersi negare la possibilità di lavorare dopo che l’azienda ha generato debiti che non è in grado di coprire… per molti può essere un dramma.
Ma mi sono chiesto cosa stia succedendo alle compagnie aeree italiane. Quante sono e come stanno lavorando?
L’elenco è veramente misero:
- Alitalia (crisi)
- Air Italy (chiusa)
- Blue Panorama (verrà rinominata Luke Air, venduta a Uvet dopo la crisi del 2012)
- Air Dolomiti (venduta a Lufthansa, ormai tedesca)
- Neos (nulla da segnalare)
- Poste Air Cargo (ex Mistral, nel 2017 licenzia 50% dei dipendenti)
- SW Italia (compagnia cargo che opera con 1 solo aereo)
La lista non è lunga e sembra più un bollettino di guerra che un elenco di cui andare fieri. Non ho considerato piccole compagnie executive che operano per privati, ma non serve fare ricerche troppo approfondite per capire che la situazione dell’aviazione commerciale italiana non è delle migliori.
- Ma perché non siamo in grado di competere a livello internazionale?
- Perché non abbiamo una serie di compagnie aeree che possono essere affiancate (per dimensione e profitto) alle grandi compagnie aeree Europee?
- Cos’è successo negli ultimi 20 anni che ha portato a questa situazione?
Per rispondere a queste domande bisognerebbe ritornare indietro di diversi anni e ricostruire la storia dell’economia e politica italiana, ma visto che non sono un giornalista e questo non è un blog di notizie economiche, vorrei solamente occuparmi degli aspetti legati al trasporto aereo.
La realtà dell’aviazione commerciale italiana
Le infrastrutture in italiane sono ottime. Abbiamo aeroporti che non hanno nulla in meno di quelli più conosciuti come Francoforte, Londra, Madrid, Vienna.
Abbiamo 3 hub (Venezia, Milano, Roma) e volendo potremmo considerare anche Napoli come uno degli hub italiani.
Abbiamo un sistema di controllo del traffico aereo di altissimo livello, ma non siamo in grado di gestire compagnie aeree che possono crescere nel nostro paese.
La crisi di Alitalia e di Air Italy sono legate alla gestione di organizzazioni complesse. Il mondo dell’aviazione commerciale è forse il settore industriale più difficile da gestire, e competere con le numerose altre compagnie aeree mondiali, diventa quasi un’arte di marketing.
Attirare passeggeri disposti a pagare per un volo con una compagnia aerea italiana piuttosto che per una compagnia estera è il punto che ci dovrebbe più interessare.
Perché si vola di più con compagnie aeree estere e non con quelle italiane?
È una questione di servizio a bordo?
No, non è legato ai servizi offerte ai passeggeri. Sappiamo bene che Ryanair e altre low-cost non offrono il massimo del comfort, eppure hanno aerei pieni quotidianamente.
Il problema, a mio avviso, è legato a due fattori:
- prezzo
- tratte offerte
Il prezzo è il primo elemento che porta il passeggero ad acquistare il biglietto aereo. Il secondo elemento è la tratta offerta. Le tratte con meno cambi (voli più diretti e di breve durata) assieme ad un prezzo basso, sono tra i principali elementi che spinge una persona a decidere di acquistare.
Pertanto, le compagnie aeree italiane offrono prezzi bassi ed un elevato numero di tratte con pochi cambi?
Sembrerebbe di no.
Poca offerta sui voli a lungo raggio
Facciamo un esempio. Molti italiani volano dall’Italia alla Germani per poi procedere il loro viaggio in altre parti del mondo. Gli Hub tedeschi hanno un’offerta vastissimi di destinazioni. Diventa semplice volare in Germania per prendere una coincidenza: una sola compagnia (Lufthansa o Air Dolomiti) e si può volare ovunque.
La stessa cosa vale per KLM, Air France e aggiungerei Turkish Airlines. Tutte e tre, assieme a Lufthansa, sono ben collegate con l’Italia e “rubano” passeggeri italiani.
Abbiamo pochissima offerta sui voli a lungo raggio e quelli esistenti sono operati da altre compagnie aeree. Di conseguenza anche i voli a breve e medio raggio sono ridotti o operati da altri vettori. La conseguenza è che siamo poco competitivi a casa nostra.
Che dire, probabilmente la mia analisi non è dettagliata come quella di un economo, ma tante volte basta vedere i fatti con i propri occhi, basta anche solo andare in un aeroporto internazionale italiano per vedere quanti aerei con livree di compagnie aeree italiane ci sono rispetto a quelle estere.
Mi auguro che questa realtà cambi, che la produttività in Italia aumenti e che più italiani possano trovare lavoro in questo bellissimo mondo dell’aviazione commerciale in uno dei paesi più belli del mondo. Il nostro!
Le compagnie aeree devono pianificare un airline marketing che determina il catchement area , i concetti di aerotropolis i costi diretti, indiretti e gli overheads, nonche la tipologia di aeromobile,,senza essere influenzate da aspetti politici, sindacali e plutocratici.
La sinergia fra aeroporto, aree limitrofe ed associazioni coinvolte nell’impatto economico è indispensabile.
Si tratta solo di verificare i pro e cons ossia i conti della serva per verificare se vi è una guadagno od una remissione.
Carisssimo Daniele….
le dico soltanto una cosa…..si guardi in giro…non solo per quello che riguarda le compagnie di bandiera….fosse solo quello… nel nostro bel paese…non funziona nulla!!! Sono nato a Como 60 anni fa…e 5 anni fa mi trovavo in Provenza…siamo in un piccolo paese sconosciuto ma troviamo un sacco di turisti un parcheggio la polizia che regola il traffico….beh abbiamo scoperto che in quel paese c’è la casa dove “sarebbe” nato Nostradamus…….mi scusi….un ciarlatano.Ebbene, Como ha dato i natali ad uno dei più grandi fisici e scienziati che la storia conosca un certo Alessandro Volta …e il mausoleo a lui dedicato è chiuso e va a pezzi…..lascio a Lei le conclusioni.
Cordiali saluti
Guido Caronti
Si, concordo pienamente. Anche io, avendo vissuto all’estero, e mantenendo contatti con persone estere, vedo molte differenze e spesso mi chiedo come mai nel nostro paese se ne esce… Sono stato anche io a Saint Remy di recente, anche ad Arles. Oltre a questo blog, sono anche pittore, quindi Van Gogh è uno dei miei idoli. La Provenza, bellissima come zona, come organizzazione e come cordialità delle persone. Un esempio di modernità che non guasta cogliere come esempio…
Como è anche bellissima ed il suo esempio paragonato alla memoria di Nostradamus in Francia rende l’idea del decadimento nazionale che giace latente a vari livelli negli uffici pubblici (e privati). Una questione di cultura.
Troppa gente incompetente ai vertici perchè “gestite” dai politici ed ENAC che non funziona.
Dino