air france 447

Voglio fare una semplice analisi di un incidente aereo relativamente recente. Si tratta del volo Air France 447 partito da Rio de Janeiro con destinazione Parigi il 1° giugno 2009. Voglio aggiungerlo alla liste degli incidenti aerei con cause inimmaginabili!

Infatti, l’incidente è stato causato da un “banalissimo” elemento, ma che ha avuto un effetto enorme sul volo, fino a portarlo al disastro. Come sempre cercherò di semplificare le cose in modo che siano ben comprensibili. Iniziamo!

Incidente aereo: I Fatti

L’aereo utilizzato era un moderno Airbus 330-200, un aereo a 2 motori capace di compiere voli intercontinentali a lungo raggio.

22.03 – Decollo da Rio de Janeiro

1.33 – Ultimo contatto via radio. L’aereo si trovava a 565km dalla costa Brasiliana ad una quota di 10.760m (35000 piedi).

Il volo si stava svolgendo normalmente. Erano a 50 minuti dallo spazio aereo del Senegal quando hanno incontrato una forte turbolenza causata da un tempesta sull’oceano. Informati della tempesta, avvisarono gli assistenti di volo e modificarono leggermente la rotta verso sinistra.

2.10 – Il pilota automatico si disinserisce da solo a causa della presenza di ghiaccio sul tubo di Pitot. Una prassi quasi normale, dopo il disinserimento del pilota automatico il pilota prende i comandi, ma non dovrebbe variare l’assetto di volo, ma lasciare che l’aereo mantenga la sua posizione ed eventualmente fare dei piccoli aggiustamenti per mantenere la rotta e la quota corretta.

tubo di pitot

Tubo di Pitot

Per qualche motivo sconosciuto il co-pilota, con minore esperienza, ha tirato a se la side stick sollevando il muso dell’aereo e riducendo drasticamente la velocità. Il secondo co-pilota (in totale c’erano 3 piloti) ha immediato indicato la necessità di abbassare il muso dell’aereo, ma il primo co-pilota ha mantenuto la stessa posizione dell’aereo facendo perdurare lo stallo.

2.11 – Il comandante fece ritorno in cabina (era in una pausa programmata), ma non aveva le informazioni necessarie per prendere in mano la situazione ed i 2 co-piloti non erano in grado di spiegargli cosa stava accadendo. Questo contribuì ad aumentare la confusione in cabina ed a non permettere ai piloti di prendere i corretti provvedimenti, ovvero, semplicemente abbassare il muso dell’aereo per aumentare la velocità.

2.13 – L’aereo raggiunse una quota di 10.000 piedi e stava scendendo ad una velocità di 10.000 piedi al minuto.

2.14 – L’aereo si schiantò nell’oceano atlantico.

Cause dell’incidente

Nel definire le cause, lo dico sempre, dobbiamo stare molto attenti a non colpevolizzare i piloti subito e a non cercare una sola causa, ma una catena di eventi che portano al disastro.

Prima causa: Il congelamento dei tubi di pitot non permettono agli strumenti di bordo di avere i dati necessari per indicare e controllare la velocità, la quota di volo ed altri strumenti. Si congelano ad alta quota solo se c’è dell’umidità che normalmente non è presente perchè l’aria a 35.000 piedi è molto secca, ma la tempesta ha permesso la formazione di ghiaccio su questi strumenti che comunque hanno la possibilità di essere “scongelati” con il sistema di riscaldamento, ma altri aerei avevano avuto problemi simili ed era in corso un “programma di miglioramento”.

Seconda causa: Lo stallo aerodinamico che non ha permesso all’aereo di recuperare quota. A mandare l’aereo in stallo era stato il pilota ed il suo comportamento anomalo. Non si comprende per quale motivo ha tirato a sè la side stick, ma soprattutto è incomprensibile per quale motivo abbia continuato a tirarla anche quando è partito l’allarme di stallo (forse si tratta di disorientamento spaziale?).

Conclusione

Ascoltando la registrazione delle comunicazioni tra i piloti era chiaro che la confusione regnava padrona e che nessuno aveva capito che il co-pilota stava tenendo la side stick indietro causando lo stallo. Lo avevo compreso il comandante a 10.000 piedi, dicendogli che doveva spingere e non tirare. Ma ormai era troppo tardi per recuperare la situazione e purtroppo si sono schiantati con la consapevolezza di esser stati la causa dell’incidente.

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